Duomo
Dedicata all'Assunta, la cattedrale fu ricostruita intorno al 1120 su una preesistente chiesa dedicata a Santa Maria. La facciata a salienti è divisa orizzontalmente da una cornice a trecce e fiori mentre verticalmente è ripartita in tre comparti da forti lesene quadrangolari di tipo lombardo. L'inserzione del portale marmoreo con la lunetta a tarsie geometriche, formato da materiale di sfoglio di epoca romana, è da riportarsi al XIII sec. quando tutta la fabbrica viene ingrandita e adornata, secondo il Vasari, da Nicola Pisano. L'interno, pur conservando nella struttura e nell'impianto la forma romanica a croce latina, a tre navate, per i continui rifacimenti avvenuti nel corso dei secoli, offre, in particolare sulla linea delle navate, un aspetto tardo-rinascimentale.
Ai primi decenni del Cinquecento si devono i disegni dei sei altari, in pietra di Montecatini, formati da un grande arco cassettonato, recante in fronte festoni di fiori e frutta con stemma o emblema. Esso poggia sopra una trabeazione classica e sopra due colonne scanalate, con capitelli con foglie di acanto e volute, impreziosite da nicchie, vasi e delfini.
Nel 1580-84 nell'opera di adeguamento della fabbrica alle nuove norme liturgiche, scaturite dal Concilio di Trento e caldamente sostenute dal vescovo Serguidi, furono fatti scalpellinare e poi rivestire di stucco a Leonardo Ricciarelli, nipote di Daniele, i capitelli delle ventidue colonne che Giovampaolo Rossetti rivestì pure di stucco "di polvere di marmo e mattoni". Fu eseguito, pure il soffitto a cassettoni, gradevole insieme da croci, rombi, ottagoni, fiorami, figure di santi e vari colori e oro, disegnato e messo in opera da Francesco Capriani, intagliato da Jacopo Pavolini da Castelfiorentino e messo a oro da Fulvo della Tuccia. Al centro della navata è lo Spirito Santo (il Paradiso). Intorno sono i busti dei santi della chiesa volterrana: S. Ugo e S. Giusto, S. Lino Papa, S. Clemente, le SS. Attinia e Greciniana. Al centro del transetto è la Vergine Assunta in cielo con ai lati S. Vittore e S. Ottaviano. Gli stemmi dei Medici, del Serguidi e del Comune sovrastano l'arcone trionfale e una iscrizione ricorda che il grandioso soffitto è stato realizzato grazie alla munificenza del granduca, alla sollecitudine del vescovo, alla concordia dei cittadini.
Fu anche ricomposto un pulpito con materiali preesistenti e pezzi nuovi, dopo che fu tolto il recinto presbiteriale, che era al centro della chiesa. Le finestre romaniche furono occluse e aperte quelle rettangolari ancora in uso.
I lavori di restauro del Duomo del 1842-43, determinarono la pittura della chiesa a finte lastre bianche e grigiastre. Tutto il pavimento fu rifatto di marmo di ambrogette bianche e nere. Il finto marmo
cinquecentesco delle colonne fu colorato di granito rosa, e a spese del vescovo fu fatto anche l'attuale presbiterio, il cui disegno esclusivo è di Aristodemo Solaini.
I restauri del 1934-36 provocati da un incendio, portarono il transetto alla forma gotica, per quanto non originale, con le quattro monofore digradanti e la massa muraria a filari di tufo. Furono però abbattuti i cinquecenteschi organi. A destra entrando. Monumento a Francesco Gaetano Incontri arcivescovo di Firenze: il busto è dello scultore Aristodemo Costoli (XIX sec. ) mentre il disegno e gli ornati sono di Mariano Falcini. Il paliotto costituito da otto formelle, avanzi di un antico recinto presbiteriale, accolgono negli abili giochi cromatici delle tarsie elementi ornamentali pisani e fiorentini del XII sec.
La piazza dei Priori
Il terreno sul quale nel periodo comunale sorse il cuore della vita cittadina era di pertinenza del vescovo, che vi esercitava la sua giurisdizione, ne regolava l'attività mercantile, riscuoteva le tasse e si identificava con il prato vescovile, in origine prato del re. E il comune, appena sorto, cercherà di sostituirsi all'autorità vescovile in queste funzioni, dettando, a sua volta, leggi e statuti. Intorno alla spiazzata del Prato incominciarono a sorgere le torri e la prime abitazioni e sulla vasta spianata fu piantato, all'uso tedesco, un olmo, sotto il quale si radunavano abitualmente i consoli e gli anziani per discutere e legiferare.
Palazzo dei Priori
Edificato da maestro Riccardo nel 1239 come recita l'iscrizione vicino al portale d'ingresso, presenta la forma di un parallelopipedo. La facciata, percorsa da tre file di bifore tra i porta-fiaccole e i porta-stendardi tra i quali è inserita l'unità di misura del comune, la canna volterrana, è infiorata dagli stemmi inghirlandati robbiani dei magistrati fiorentini del XV-XVI sec.. Ai lati, i due pilastri sormontati dai due marzocchi sorreggenti lo scudo fiorentino furono aggiunti nel 1472, quando il palazzo divenne sede del capitano di giustizia, a simboleggiare il dominio fiorentino sulla città. Il palazzo è sormontato da una torre pentagonale che dopo il terremoto del 1846 ebbe l'attuale coronamento dall'architetto Mazzei, che operò altri interventi negli edifici prospicienti la piazza.
All'interno, decorato dagli stemmi di capitani fiorentini, sono conservati una Crocifissione e Santi, affresco di Pier Francesco Fiorentino che dipinse anche l'altra Crocifissione nell'anticamera del sindaco, mentre la Vergine con il Bambino è attribuita a Raffaellino del Garbo. Nella sala del Maggior Consiglio, decorate con scritte e stemmi nel XIX sec., spicca l'affresco riportato su tela dell'Annunciazione fra Santi Cosma e Damiano e San Giusto e Ottaviano di Jacopo di Cione e Nicolò di Pietro Gerini. Nella parte destra tela lunettata raffigurante le Nozze di Cana di Donato Mascagni, XVI sec.. Nella sala attigua detta della Giunta: tavola raffigurante Persio Flacco di Cosimo Daddi, un affresco monocromo riportato su tela riproducente San Girolamo, due piccole tele raffiguranti Adorazione dei Magi di Giandomenico Ferretti (XVIII sec.) e Nascita della Vergine di Ignazio Hugford, una tela con il Giobbe di Donato Mascagni. Nella controparete: sinopia dell'affresco dell'Annunciazione esistente nella sala del Consiglio: intorno, postergali lignei finemente intarsiati del XV sec., provenienti dal Monte Pio.
Palazzo Vescovile
Edificato come Casa dei Grani o Vendita perché serviva per i magazzini del grano, fu adibita a Palazzo Vescovile solo dopo il 1472, quando il palazzo dei Vescovi, nella zona di Castello, fu raso al suolo dai fiorentini per la costruzione del Maschio. Alla foderatura dei grandi archi di prospetto, sembra abbia lavorato Antonio da San Gallo il Vecchio.
Palazzo Incontri
Sede della Cassa di Risparmio di Volterra, il complesso aggrega strutture medievali e rinascimentali che un recente restauro ha reso perfettamente leggibile.
Dopo il Concilio di Trento fu sede del Seminario fino al termine del XVIII sec..
Palazzo del Monte Pio
Ridotto alla forma attuale agli inizi di questo secolo per armonizzare con gli atri edifici medievali della piazza, il palazzo risulta un insieme di torri e strutture del XIII sec., ben visibili nel retro della costruzione, nell'adiacente vicolo Mazzoni.
La cinta medievale volterrana fu edificata nel secolo XIII. Iniziata, al sorgere del secolo durante il regime consolare, come rifacimento e rafforzamento della muraglia etrusca, fu proseguita metodicamente fino al 1254, anno in cui i fiorentini imposero con le armi il costituto popolare e il governo di parte guelfa.
Nel 1260 il regime ghibellino, succeduto a quello guelfo, constatata la vulnerabilità del sistema difensivo volterrano dovuta al troppo esteso perimetro del circuito etrusco, ingaggiò quaranta maestri di pietra finché la città non fosse completamente murata: iniziato nell'autunno del 1260, il lavoro fu portato a termine nel giro di pochi anni.
Palazzo Maffei
Fatto costruire da Monsignor Mario Maffei vescovo di Cavallion le cui spoglie riposano nel monumento eseguito da G. Angelo Montorsoli in Duomo, fu compiuto nel 1527 come indica l'iscrizione sotto la cornice del primo piano. Ampie finestre sormontate da sporgenti timpani triangolari e con altri a coronamento orizzontale sono riquadrate da solenni marcapiano, da ampie paraste angolari e dalla gronda sporgente a cassettoni. Il Palazzo divenuto, nel XVIII sec.
proprietà del Guarnacci, fu la prima sede del museo e della biblioteca che da lui prendono il nome. Secondo una vaga testimonianza del Vasari, la facciata sarebbe stata dipinta a fresco da Daniele Ricciarelli.
Palazzo Beltrami
Finestre con arco a tutto sesto, incorniciate da conci in bugnato e da eleganti marcapiano caratterizzano la facciata cinquecentesca di questo palazzo, già appartenuto ai Desideri.
Palazzo Lisci, (oggi Marchi)
Antico ospedale di Santa Maria, detto di Via Nuova, presenta una facciata la cui costruzione è riconducibile almeno a due differenti epoche: la parte inferiore in pietra, con due grandi archi otturati e una iscrizione marmorea recante il nome dello spedalingo, è databile alla metà del XIII sec. mentre più recente, XVIII sec., appare la parte superiore a cortina di mattoni.
Palazzo Incontri (oggi Viti)
Il caldo colore dell'intonaco che fa da sfondo alle grandi finestre timpanate e quadrate, ai marcapiano, alle paraste angolari eseguiti col "panchino" volterrano, rende solenne la facciata di questo palazzo, assegnato tradizionalmente, all'Ammannati e nel cui interno fu costruito nel 1819 un Teatro su disegno dell'architetto Luigi Campani, cui fu dato il nome del poeta volterrano Aulo Persio Flacco, raffigurato, nel grande sipario, nel regno delle muse, dal pittore ottocentesco Nicolò Contestabile.
La fortezza medicea
Costruita sul più alto ripiano del monte volterrano, è costituita da due corpi di fabbrica, la Rocca Antica e la Rocca Nuova, uniti insieme da una doppia cortina, coronata da un ballatoio sorretto da archetti pensili (bertesche) il cosiddetto Cammino di Ronda, mentre all'interno forma un vasto piazzale.
La Rocca antica presso porta a Selci, include parti di più antica fortificazione resi visibili da recenti restauri, e la torre di forma semiellittica, detta volgarmente
la Femmina, attribuita al Duca di Atene.
La Rocca Nuova fu fatta innalzare da Lorenzo de Medici sul luogo dove esisteva il Palazzo dei Vescovi distrutto dai fiorentini nel 1472. È costituita da ampio quadrato di pietra panchina, i cui angoli terminano in baluardi circolari: al centro si innalza la Torre del Mastio, che si impersona e rende famosa la Fortezza, della quale è la parte più monumentale.
Edificata ad uso militare fu, fin dall'inizio, utilizzata come carcere politico; nelle sue celle passarono sia gli oppositori dei Medici, sia i patrioti del nostro Risorgimento Nazionale.
Oggi ospita reclusi a vita e a tempo, con una sezione di carcere giudiziario.
Teatro romano
Il teatro romano venne riportato in luce negli anni Cinquanta da scavi archeologici condotti nella località di Vallebuona da E. Fiumi.
Il monumento si data alla fine del I secolo A.C. e la sua costruzione venne finanziata dalla ricca famiglia volterrana dei Caecina. Il teatro era parzialmente scavato nel pendio naturale di un'elevazione, in analogia ai teatri greci. Alla fine del III secolo il teatro venne abbandonato e in prossimità dell'edificio scenico venne installato un impianto termale. In epoca medioevale le mura cittadine inglobarono il muro di chiusura della parte più alta delle gradinate (summa cavea)
I resti degli antichi edifici sono attualmente visitabili all'interno dell'area archeologica. Vi si accede dalla zona superiore, subito fuori da Porta Fiorentina ed è utilizzato ( anche se raramente) nel periodo estivo per rappresentazioni teatrali.